Si dice che nel settimo secolo, un vescovo di nome Alberto Magno avesse sognato la forma della Madonna che gli ordinò di costruire una Chiesa proprio qui: e così nacque Santa Maria Formosa. Altri fanno derivare il nome da un quadro, ormai andato perduto, che raffigurava una Madonna molto prosperosa. Indubbiamente, fu costruita a più intervalli, come si nota dal contrasto tra la facciata barocca sul campo e la facciata più classicheggiante di epoca rinascimentale rivolta verso il rio. Da quest’ultimo lato, immancabile è la testa grottesca sopra l’entrata, che fu piazzata lì per scacciare il diavolo, poiché si pensava che il diavolo volesse salire sul campanile e scampanellare per creare scompiglio e confusione tra i lavoratori, che regolavano le proprie giornate lavorative attraverso suoni di campana regolari e precisi.
Campo Santa Maria Formosa
Anticamente, ogni 2 Febbraio tutte le donne Veneziane in procinto di sposarsi si ritrovavano qui per un evento di purificazione; un anno, però, fece irruzione nella processione un gruppo di pirati stranieri, che rapinò 12 delle giovani donne; i Veneziani inseguirono i rapinatori e riuscirono a recuperare le ragazze prima che venissero imbarcate. Da quel giorno, ogni anno si cominciò a celebrare la Festa delle Marie proprio in questo campo; le 12 donne più belle provenienti dalle famiglie più umili venivano affidate ognuna ad una famiglia benestante, dove veniva agghindata con vestiti eleganti e gioielli preziosi, per poi passare alla processione lungo il Canal Grande e infine in Campo Santa Maria Formosa. Questo evento attraeva un gran numero di uomini anche dall’estero; col tempo, purtroppo, le risse tra il pubblico maschile erano quasi inevitabili, così come le faide tra le varie povere famiglie di appartenenza delle ragazze; la situazione diventò insostenibile, e si decise di sostituire le ragazze in carne ed ossa con delle sagome di legno, chiamate Maria de Tola, nomignolo che ancor’oggi viene usato per descrivere donne blande e noiose.
Museo Querini Stampalia
L’elegante palazzo rosso che si affaccia al piccolo rio è il Museo Querini Stampalia. La famiglia Querini è stata da sempre una delle famiglie più antiche e nobili di Venezia, ed era previsto che un membro di questa casata diventasse Doge prima o poi. Tuttavia, nel 1310 un gruppo di nobili tentò un colpo di stato che venne però sventato dalle guardie del Doge. Tra i complottisti vi era anche un giovane di nome Marco Querini, che venne giustiziato e da quel giorno fu legiferato che la famiglia Querini era per sempre esclusa dal dogado; un suo parente, per evitare di subire ripercusisoni, fuggì rifugiandosi sull’isola greca di Stampalia. Col tempo i suoi discendenti tornarono a Venezia, e l’ultimo erede della famiglia fu Giovanni Querini Stampalia, uno scienziato, letterato e mercante di seta, il quale lasciò questo palazzo affinché venisse adoperato per “adunanze serali di dotti ed amici del sapere”. Oggigiorno, il primo piano è una delle biblioteche più rinomate e frequentate da studenti e studiosi, proprio come avrebbe voluto il suo antico proprietario.
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