I signori delle prigioni

Le guardie

Le guardie erano denominate i Signori dei Prigionieri per la loro brutalità e corruzione nei confronti del trattamento dei prigionieri. Le guardie permettevano miglioramenti nel trattamento dei prigionieri se venivano corrotte dando la possibilità di ricevere cibi dall'esterno o avere la possibilità di uscire dalla cella per qualche ora.

Per un certo periodo era talmente redditizio fare il guardiano che vi era la consuetudine di avere anche dei “sostituti”, tale situazione fu poi bandita. I guardiani dovevano continuamente sventare i tentativi di fuga e le risse che si scatenavano tra i disperati rinchiusi in tali condizioni.

Il guardiano aveva uno stipendio basso proprio perché i carcerati pagavano i carcerieri per le loro necessità. I carcerieri poi ricevevano una percentuale sui vari costi di Giustizia che dovevano pagare i prigionieri direttamente alla Repubblica. In caso di evasione le guardie, qualora fosse provata la loro negligenza, potevano perdere la cauzione che dovevano versare all' atto dell’assunzione oppure incorrere in pene ben più gravi in caso di mancanze maggiori.

Signori di notte al Criminal

Questa magistratura eletta, che rappresentava in linea di massima una odierna magistratura ordinaria, era composta da 6 membri e rappresentavano simbolicamente i 6 quartieri della città, istruiva i processi, decideva chi sottoporre a tortura, ma soprattutto aveva le funzioni di polizia con un corpo specializzato alle sue dipendenze che controllava la città e provvedeva agli arresti.

Il processo avveniva, a quei tempi, senza la presenza dell’accusato ma solo dei giudici e dell’avvocato difensore.  A quell’ epoca, per i non abbienti era già previsto l' avvocato per la difesa d’ufficio il quale doveva, oltre a seguire il suo assistito durante la carcerazione in attesa e durante il processo continuare la sua attività anche dopo la condanna per far fronte alle sue necessità durante la carcerazione.

I processi erano molto lenti e per tale ragione le carceri erano sovraffollate, vi era sempre bisogno di aule di tribunali per fare i processi nei quali erano sempre presenti oltre ai giudici, differenti a seconda del tipo di reato in discussione, una pubblica accusa nota come "Avogadoro", un avvocato a difesa ed uno scrivano che verbalizzava tutti gli atti. Le pene erano le più variabili, dall'ammenda, agli arresti domiciliari, alla condanna a morte per impiccagione o decapitazione o in casi gravissimi allo strangolamento segreto con sparizione del corpo quando i reati erano contro la Repubblica stessa.

Il potentissimo Consiglio dei 10

I veri signori delle prigioni erano il Consiglio dei 10, la massima magistratura Veneziana della quale facevano parte 10 senatori eletti dal Maggior Consiglio, l'assemblea che riuniva tutti i nobili Veneziani. Il consiglio dei 10 era sempre presieduto dal Doge e prendeva decisioni con una maggioranza minima dei 2/3.

In capo al Consiglio vi erano principalmente le funzioni segrete per la difesa della Repubblica  sia da minacce interne che da minacce esterne, istruiva i processi e incarcerava i colpevoli, era dotato di una propria Cassa non soggetta a controllo esterno. I membri del Consiglio dei 10 non potevano girare autonomamente per la città e frequentare persone che potessero mettere in dubbio la loro integrità. 2 membri del Consiglio erano costantemente presenti alle riunioni della Santa Inquisizione per controllare che anche i prelati seguissero le indicazioni della Serenissima.

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