Entrando in Campo San Giovanni in Bragora, notiamo subito la Chiesa con facciata gotica dove fu battezzato il compositore Antonio Vivaldi. Rimanendo sul tema battesimale, questa Chiesa è dedicata proprio a San Giovanni Battista. Tuttavia, la Chiesa conserva le spoglie di un altro Giovanni, San Giovanni Elemosinario, nonostante egli a sua volta abbia una Chiesa a lui dedicata vicino al Ponte di Rialto. La leggenda vuole che, nel 1249, una barca con il corpo dell’Elemosinario diretta proprio a Rialto improvvisamente si fermò in acqua proprio qui vicino. Nessuno riuscì a smuoverla, finché il parroco della Bragora intervenne per far attraccare l’imbarcazione. I trasportatori proseguirono poi a piedi, ma furono colpiti da una temporale fortissimo e dovettero rifugiarsi all’interno di questa Chiesa; una volta dentro, risultò impossibile uscire con il corpo di San Giovanni Elemosinario, e così trovo la sua dimora.
Arsenale
L’Arsenale, uno dei cantieri militari più efficienti della storia, dove si conservavano i segreti della potenza marittima Veneziana con estrema gelosia. Le mura dell’Arsenale sono perfettamente intatte, con una perimetro di 3 chilometri, al cui interno un tempo lavoravano fino a 16000 operai, chiamati Arsenalotti, i quali godevano del massimo rispetto del Doge e delle autorità. All’apice della guerra contro i Turchi nel Medioevo, ogni giorno per 100 giorni consecutivi dall’Arsenale usciva una galea da guerra. A dimostrazione della sua efficienza senza eguali, che largamente anticipò la catena di montaggio di Ford in America, ma anche delle condizioni di lavoro durissime degli operai, come testimonia il passo dell’Inferno di Dante Alighieri affisso al muro esterno. Le porte dell’Arsenale sono sorvegliate da una fila di leoni in marmo, il più intrigante è sicuramente quello alto all’estremo sinistro. Fu riportato da Atene circa 400 anni fa, dove anticamente proteggeva l’entrata dell’antico porto greco. Sul suo fianco si possono vedere delle scritte, che rimasero un mistero finche qualche decennio fa uno studioso norvegese in vacanza a Venezia rivelò che si trattava di scritte runiche, incise da un gruppo di soldati vichinghi nell'11esimo secolo. Se poi pensiamo che la parola Arsenale deriva dall’Arabo, a significare appunto cantiere di lavoro, ci accorgiamo di quanto Venezia rappresenti da sempre la floridità che deriva dall’incontro di culture e popoli diversi.
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