In Campo San Tomà troviamo la solita vera da pozzo veneziana, dove le donne locali venivano a prendere l’acqua pulita, un qualcosa che ci potrebbe sembrare scontato oggi ma non lo era affatto al tempo, dato l’ambiente paludoso e fangoso come Venezia. La Chiesa di San Tomà, senza finestre, è avvolta nel mistero, e pochissimi veneziani sanno com’è fatta all’interno, poiché è chiusa da oltre mezzo secolo.
Di fronte alla chiesa troviamo l’antica Scuola dei Calegheri, ovvero dei calzolai, una della scuole più ricche e prestigiose di Venezia; c’è da ricordare che fino a tempi molto recenti, le calzature in passato erano spesso scomodissime e dolorose, soprattutto se paragonate secondo i nostri standard. Molti nobili veneziani erano perciò ben contenti di pagare profumatamente per delle scarpe comode e su misura. Sopra l’entrata della Scuola noterete un rilievo di San Marco mentre guarisce Sant’Aniano, che era un umile calzolaio; si dice che Marco cercasse qualcuno che potesse aggiustare i suoi sandali rotti, e fu colpito da un urlo di dolore “Dio è uno”, che scoprì provenire da questo Aniano, che si era colpito il dito con il martello; da lì San Marco lo guarì e convertì al Cristianesimo, facendosi aggiustare i sandali in cambio.
Casa di Goldoni
Ci troviamo ora fuori dalla abitazione di Carlo Goldoni, il grande commediografo Veneziano, che assieme a Casanova a deliziato generazioni intere con le sue spassose e ironiche rappresentazioni della vita a Venezia nel ‘700.
Scrisse moltissimo e gran parte del suo successo derivò dal fatto di scrivere in dialetto veneziano, che ben si presta alla comicità. Il suo senso di umorismo era ben noto, e ancor oggi, in Campo San Bortolomio, vicino al Ponte di Rialto, troviamo una sua statua che sembra adocchiare le folle sottostanti con un sogghigno beffardo, proprio come scriveva le sue commedie. La sua casa è oggi visitabile ed è allestita alla memoria della sua vita e delle sue opere.
San Polo
Campo San Polo è il campo più grande di Venezia. Certo Piazza San Marco è più estesa, ma non è un campo, bensì una piazza appunto, e l’unica di Venezia. I campi veneziani infatti hanno questo nome proprio perché lo erano in passato, e se potessimo vederlo con gli occhi di allora, non cammineremmo su asfalto ma su terra battuta, in mezzo ad orti e orticelli, dove vedremmo pascolare pecore, muli e galline.
Le dimensioni di Campo San Polo, in particolare, ben si prestavano a giochi ed eventi sportivi, il più famoso tra tutti la caccia al toro, una specie di corrida spagnola; purtroppo le morti non erano infrequenti e nel 1611 lo Stato Veneziano pose fine a questo tipo di eventi, e ancor oggi si può leggere tale divieto affisso al muro esterno della chiesa.
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