Scuola Grande della Misericordia, Gesuiti e Santi Apostoli


Scuola Grande della Misericordia

Una Scuola Grande a Venezia era in origine il luogo dove si prestava aiuto ai poveri, ai malati e agli emarginati della società. Col tempo, I cittadini facoltosi che finanziavano la scuola formarono una specie di confraternita, e ben presto si trasformò in un centro artistico, culturale e sociale, una colonna portante della Repubblica Veneziana. La Scuola Grande della Misericordia troneggia su tutti gli edifici della zona; infatti, in passato il numero di aderenti cresceva così rapidamente che era necessario espanderla in continuazione, e i suoi spazi interni, davvero vasti per gli standard veneziani, vengono usati per eventi e mostre di fama internazionale, come la Biennale.

 

Gesuiti

Siamo arrivati in Campo dei Gesuiti, la cui storia cominciò quasi mille anni fa, all’epoca delle crociate. Molti dei crociati sopravvissuti alle guerre in medioriente ritornarono a Venezia in condizioni fisiche spesso molto gravi, e fu allora che si instaurarono qui i Crociferi, un gruppo di monaci dediti all’assistenza ai veterani crociati. I crociferi detenevano gran parte degli edifici adiacenti alla chiesa e inizialmente le loro intenzioni e le loro azioni erano davvero onorevoli. Tuttavia, dopo la fine delle crociate, cominciarono e passare il loro tempo in attività molto meno lodevoli, e dunque, con l’aiuto del Papa, l’ordine dei Gesuiti riuscì a sottrarre la proprietà ecclesiastica ai crociferi, finanziando poco dopo la facciata barocca della chiesa. Oltre ai diversi gruppi religiosi, il campo dei Gesuiti era la sede di varie associazioni e gilde medievali, tra cui la più famosa era la Scuola dei Sartori, ovvero dei Sarti; al numero 4481 nei pressi del campo, troverete ancora un bassorilievo di un paio di forbici che indica il loro posto di lavoro.

 

Santi Apostoli

Eccoci arrivati in Campo Santi Apostoli, con l’omonima Chiesa al centro. Rivolgendovi al piccolo rio, noterete che sopra al piccolo rio e al ponte si trova una bellissimo palazzo gotico; questa era l’abitazione del Doge Marino Falier; una sera del 1355 venne organizzata una cena proprio qui, alla quale partecipò un giovane che, ubriacatosi, cominciò ad importunare una cameriera, al ché Falier lo cacciò di casa. Il giovane riuscì tuttavia a lasciare un biglietto con scritto “la bella moglie del doge, altri la gode, ma lui la mantiene”, insultando non solo la moglie ma l’onore del doge stesso. Il giovane, che anni dopo sarebbe diventato Doge anch’egli, venne multato, frustato e incarcerato; Falier però non si accontentò e cercò di intervenire nel Consiglio Giudiziario affinché fosse condannato a morte, ma il suo insistere non portò a nulla; frustrato dal vedersi così circoscritto, decise di sferrare un colpo di Stato, che fu però sventato ed egli venne immediatamente decapitato in pubblico. È importante notare che la figura del Doge era largamente simbolica, e che in passato Venezia era un luogo dove non vi era spazio per l’orgoglio personale, dove le aspirazioni tiranniche erano irrealizzabili e dove il potere era, per quanto possibile, della città, mai di una singola persona.

 

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